Di Matteo Vana | Venerdì 5 giugno 2020

Autobianchi Bianchina, la macchina di Fantozzi, rappresenta per tutti gli appassionati di automobili un oggetto quasi mitico. La vettura, infatti, accompagnava nelle sue surreali vicende il bistrattato ragioniere rappresentando un vero spartiacque per questa piccola auto. Prima, era la versione di lusso della Fiat 500. Dopo, è stata solo, ingiustamente e in modo fuorviante, la macchina di Fantozzi.

AUTOBIANCHI BIANCHINA FAMOSA GRAZIE A FANTOZZI (E NON SOLO)

L’Autobianchi Bianchina fu il primo modello prodotto dalla casa di Desio come marchio autonomo. La società fu infatti fondata nel 1955 scorporando la divisione automobili della Bianchi, l’importante azienda produttrice di biciclette. Nel capitale entrarono come soci alla pari Fiat e Pirelli. La Bianchina fu concepita fin dall’inizio come una versione più spaziosa, elegante e accessoriata, nonché costosa, della Fiat 500. I piani di produzione furono paralleli: a Mirafiori si sarebbe costruita la 500 in grande serie; a Desio la Bianchina in numeri limitati. Entrambe apparvero sul mercato nello stesso anno, il 1957, la 500 a luglio e la Bianchina a settembre. I due modelli condividevano telaio e meccanica. Quindi motore bicilindrico inizialmente da 479 cc, in seguito salito a 499,5. Analogamente la potenza fu di 15 cavalli, per salire a 22 nelle successive evoluzioni. Come la cugina torinese progettata da Dante Giacosa, anche la Bianchina era una “tutto dietro”, nel senso che aveva un motore posteriore a sbalzo e trazione posteriore. Le sospensioni erano a ruote indipendenti e balestre trasversali su entrambi gli assi.

I punti in comune, però, si fermano qui e le differenze dalla 500 diventano più di quel che sembrano. A cominciare dalla carrozzeria, che per la Bianchina fu disegnata da Luigi Fabio Rapi. Lo stile era figlio di quegli anni e richiamava suggestioni americane. L’abitacolo poteva ospitare quattro persone (in realtà 2+2, dietro ci stavano solo due bambini o i bagagli), elemento che fu invece il grosso limite della 500, almeno nei primi anni. Anche gli interni della Bianchina erano molti diversi, lontani anni luce dal modello a marchio Fiat. Ne furono prodotte subito due versioni, la Bianchina Berlina con tetto rigido e la Bianchina Trasformabile con tetto apribile in tela che, arrotolandosi, faceva sparire anche il lunotto.

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